Ma di fronte a questo destino di catastrofe si annuncia un'unione di tutte le specie nella comune consapevolezza di un destino che tutte le comprende. L'uomo è destinato ad essere sconfitto nella sua guerra contro la natura. Questa può "annichilare" tutto il genere umano, e distruggere tutte le civiltà e le speranze; tuttavia la natura "matrigna" produce anche il proprio rimedio, che è incarnato nel fiore del deserto: la ginestra. Di fronte alla perdita di ogni speranza e all'impossibilità di una prospettiva per il futuro, si sparge il suo profumo: così la scrittura poetica nasce dall'apparir dell'"arido vero", ma mantiene intatta la sua fragranza. Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa-Tuttolibri. Ti sei perso qualcosa? ecco il testo del video 1836: Leopardi da tre anni è a Napoli e compone quella che forse è la sua ultima poesia, La ginestra o fiore del deserto, a Torre del Greco, dove ha una splendida vista sul Vesuvio, il vulcano che tanto tempo prima, nel 79 d. c., aveva distrutto Pompei ed Ercolano.
Canzone composta nel 1836 presso la Villa Ferrig ni (ora rinominata Villa della Ginestra, e situata lungo il cosiddetto "miglio d'oro", un tratto di strada celebre per le bellezze storico-paesaggistiche e per le splendide ville d'età settecentesca) di Torre del G reco, La ginestra o il fiore del deserto viene pubblicata per la prima volta nell'edizione napoletana dei Canti curata da Antonio Ranieri (1845). Il componimento, che si apre con una citazione dal Vangelo di Giovanni, è considerato il testamento poetico di Leopardi, che, osservando una ginestra sulle pendici del Vesuvio, riflette sulla condizione umana e sulla Natura. Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι µᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
Scorri la pagina verso il basso per leggere la tabella riassuntiva sulla ginestra Ginestra Emblema della natura maligna → resistenza e capacità di adattamento in luoghi aridi: oggetto di opere poetiche straordinarie (es.
149). Nella quarta strofa la prospettiva dell'infelicità umana si allarga: dall'esperienza individuale del poeta – che rievoca momenti di contemplazione notturna dello spazio sconfinato – scaturisce una meditazione universale indotta dalla visione degli spazi celesti. Di fronte alle inutili pretese dell'uomo di essere il centro dell'universo si stempera il tono sdegnato del sarcasmo, e il poeta – così scrive – non sa se cedere alla compassione o al riso. La quinta strofa contiene una lunga similitudine: come un frutto che distrugge, cadendo da un albero, un intero formicaio, allo stesso modo l'eruzione del Vesuvio del 79 d. C. si riversò disastrosamente sulle città sottostanti (Pompei, Ercolano, Stabia), cancellandole; per la natura indifferente, dunque, il destino dell' uomo non conta più di quello di una formica. Nella sesta strofa si osserva l'incessante potenzialità distruttiva del vulcano e viene presentato un raffronto fra il tempo umano e i grandi cicli naturali, che in un moto lentissimo ma continuo travolgono ogni cosa, anche se appaiono immobili.